Nel cuore del Sud America, affacciato sull’Oceano Atlantico e incastonato tra Guyana, Brasile e Guyana Francese, il Suriname è uno di quei paesi che pochi sanno collocare sulla mappa, ma che nasconde una ricchezza culturale sorprendente. Ex colonia olandese, indipendente dal 1975, il Suriname è oggi un mosaico di popoli, lingue, fedi e tradizioni che convivono fianco a fianco, dando vita a una delle società più etnicamente e culturalmente variegate del mondo.
Una pluralità etnica senza pari
Parlare di cultura surinamese significa, prima di tutto, parlare di convivenza. La popolazione del Suriname è un caleidoscopio etnico: creoli (discendenti degli schiavi africani), indiani (chiamati localmente “Hindustanen”), giavanesi, cinesi, indigeni amerindi, discendenti degli europei, e i Maroon, comunità afro-discendenti che scapparono dalle piantagioni durante il periodo coloniale e formarono società autonome nella giungla. Ognuno di questi gruppi ha mantenuto tradizioni proprie, creando una cultura comune che non è un “melting pot”, ma piuttosto un “piatto assortito”, dove ogni sapore rimane riconoscibile.
Torre di Babele, lingue del Suriname
Il Suriname ha l’olandese come lingua ufficiale, ma nella vita quotidiana si parla un po’ di tutto. Il Sranan Tongo, un creolo inglese con influenze africane, olandesi e portoghesi, è la lingua franca usata nella strada, nei mercati e tra amici. Gli Hindustanen parlano anche l’Hindi (versione bhojpuri), i Giavanesi mantengono il giavanese, e poi ci sono le lingue indigene, il cinese hakka, l’inglese (diffuso per motivi geografici e storici), e vari dialetti maroon come l’Aukan e il Saramaccano. Un abitante di Paramaribo, la capitale, può facilmente passare da una lingua all’altra a seconda della situazione e dell’interlocutore.
Religione, fede per ogni calendario
Se nel mondo ci sono guerre per motivi religiosi, in Suriname troviamo forse uno degli esempi più riusciti di coesistenza spirituale. Chiese cristiane, templi hindu, moschee, santuari tradizionali e persino sinagoghe sorgono spesso a poca distanza l’uno dall’altro. La domenica mattina, le chiese evangeliche si riempiono di cori gospel, mentre nei templi hindu si accendono le lampade votive e nelle moschee si prega in arabo.
Il Suriname celebra tutte le principali festività religiose: il Diwali (festa induista delle luci), il Keti Koti (fine della schiavitù), il Ramadan e l’Eid al-Adha, il Natale, la Pasqua e perfino il Capodanno cinese. Le autorità pubbliche spesso garantiscono giorni festivi per ciascuna di queste ricorrenze, sottolineando il rispetto per la pluralità religiosa del Paese.
Musica e danza del Suriname
La musica è parte integrante dell’identità surinamese. Dai ritmi tribali dei Maroon, ai canti cerimoniali delle comunità indigene, fino alla musica pop creola, il Suriname canta la sua storia in mille suoni. Uno dei generi più rappresentativi è il kaseko, che fonde elementi africani, jazz, calypso e funk, con percussioni energiche e fiati squillanti.
C’è poi il baithak gana, un genere musicale degli Hindustanen, che fonde melodie indiane con strumenti locali. Non mancano, naturalmente, le influenze giavanesi, con gamelan e danze tradizionali che si esibiscono in occasione di matrimoni o festività. In ambito afro-surinamese, il banya è una forma di musica e danza rituale che accompagna cerimonie religiose o riti di passaggio.
Cucina popoli incontro a tavola
Se c’è un posto dove tutte le culture surinamesi si incontrano davvero, è la cucina. Ogni gruppo etnico ha portato con sé le proprie ricette, adattandole agli ingredienti locali e influenzando le cucine altrui. Il risultato? Un menù straordinario.
Tra i piatti più popolari troviamo il roti, piatto indiano a base di pane piatto accompagnato da curry di pollo o agnello e patate; il nasi goreng e il bami, ereditati dai giavanesi; il pom, una torta salata a base di pollo e radice di tayer, tipica creola; il sauto soup, zuppa di pollo con uovo sodo e riso; e il pepre watra, un piatto maroon di pesce molto speziato.
Anche gli snack di strada meritano attenzione: samosa, sateh, bara, banane fritte, involtini di riso… il Suriname è un paradiso per chi ama la cucina fusion, autentica e speziata.
Abbigliamento artigianato tradizione e colore
Tra gli aspetti più visibili della cultura surinamese c’è sicuramente l’abbigliamento tradizionale, soprattutto nei contesti religiosi o cerimoniali. Le donne maroon indossano i pangi, coloratissimi parei in tessuto stampato, spesso accompagnati da turbanti elaborati. I giavanesi indossano ancora il kebaya nelle feste religiose e gli Hindustanen sfoggiano i loro sari o kurta durante le celebrazioni.
Anche l’artigianato è molto vivo: sculture in legno, cesti intrecciati, gioielli in perline e tessuti colorati riempiono i mercatini locali e raccontano le storie dei diversi gruppi etnici.
Letteratura e oralità
La letteratura surinamese, sia in lingua olandese che in Sranan Tongo, ha conosciuto una fioritura a partire dal XX secolo. Autori come Anton de Kom, figura storica della resistenza contro il colonialismo, o Cynthia McLeod, nota per i suoi romanzi storici, hanno dato voce alle identità multiple del paese.
Allo stesso tempo, l’oralità resta un pilastro fondamentale, soprattutto tra i Maroon e le comunità indigene, dove storie, miti e leggende vengono trasmessi di generazione in generazione, spesso attraverso canti, poesie e racconti attorno al fuoco.
Città e foreste che convivono
Il Suriname è un paese dai due volti, da un lato c’è Paramaribo, la capitale cosmopolita e vibrante, patrimonio dell’UNESCO per la sua architettura coloniale in legno; dall’altro, un’immensa giungla che copre oltre l’80% del territorio, abitata da comunità indigene e Maroon che vivono ancora secondo ritmi ancestrali.
Nelle città si trovano centri culturali, musei, teatri e librerie, mentre nelle aree rurali e fluviali la cultura si esprime in forme più tradizionali, legate al ciclo della natura, alla spiritualità e alla collettività.
Le sfide della modernità
Come ogni società complessa, anche il Suriname affronta sfide importanti. La convivenza etnica, pur pacifica, non è sempre priva di tensioni, specialmente quando si parla di accesso alle risorse o rappresentanza politica. Inoltre, l’espansione economica – legata a estrazione di oro, bauxite e legname – mette sotto pressione l’ambiente e le culture tradizionali.
Le popolazioni indigene e Maroon, in particolare, si battono per il riconoscimento dei loro diritti territoriali e culturali, cercando di bilanciare modernizzazione e conservazione.
Un’identità in evoluzione
Ciò che rende davvero speciale il Suriname è la sua capacità di abbracciare la diversità senza perdere l’identità. In un mondo dove spesso le differenze dividono, il Suriname è un laboratorio vivente di multiculturalismo, un esempio – seppur imperfetto – di come popoli diversi possano costruire una società comune.
La cultura del Suriname non si lascia definire facilmente, comunque è mutevole, stratificata, viva. È fatta di lingue che si mescolano, di riti religiosi che si rispettano, di sapori che sorprendono, di musiche che fanno danza.
Ramesh Mahabier