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Pirateria e Pesca in Sicilia

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La definizione “pirati”, inerente i mercantili, è impropria nel Mediterraneo; il fine di tali attacchi, quasi mai erano a scopo di rapina, furono su indicazione dissimulata dei governi ottomani. Avevano obiettivi politici.

La marina militare britannica, nel 1816, distrusse “finalmente” il porto di Algeri, affondando l’intera flotta e vennero definitivamente rimossi dal Mediterraneo. Prendevano il largo da Tunisi, Tripoli e Tangeri. Quando la Francia, da lì a poco, invase l’Algeria praticamente finì la storia della pirateria nel Mar Mediterraneo.

Fattori che hanno contribuito alla accelerazione della pirateria nel Mar Mediterraneo ai nostri giorni, sono stati tanto la guerra civile in Libia con la relativa lotta tra bande, quanto l’instabilità in alcune parti parti del Nord Africa come Tunisia e Mali.

I pirati che operavano nel Mar Mediterraneo si sono “specializzati”, per lo più, sul sequestro di navi mercantili e sul riscatto dei loro equipaggi; comunque nel 2020 ci fu la “visita” di nostri politici per ottenere il riscatto di uomini e mezzi “piratati” in Libia. Ricordiamo che in alcuni casi, i pirati hanno anche assalito yacht e navi private, questo a riprova della loro alta idealità.

La pirateria nel Mar Mediterraneo è un problema serio che ha un impatto negativo sulla sicurezza marittima e sul commercio internazionale; ovviamente riguarda l’Italia, in primis, comunque non sono immuni tutti i Paesi che hanno interessi nel Mar Mediterraneo.

La pirateria nel Mar Mediterraneo è un problema difficile che esige un approccio multidisciplinare. L’ultimo episodio avvenuto da poco ha avuto come obiettivo un peschereccio siciliano, colpito da una motovedetta italiana regalata ai libici.

Gli armatori siciliani denunciano che il peschereccio italiano è stato fatto oggetto di colpi d’arma da fuoco da una motovedetta libica in acque internazionali. Fabio Micalizzi presidente della Federazione armatori siciliani afferma che: “Il governo italiano deve intervenire con serietà ed urgenza. Questi fatti non devono più avvenire. Le chiacchiere stanno a zero, i nostri pescatori ed armatori chiedono di lavorare in pace e nel pieno rispetto delle regole internazionali e delle leggi del mare”.

Fabio Micalizzi continua: “E’ stato un attacco vile da parte di una motovedetta libica, una di quelle donate dal governo italiano che di fatto ha mitragliato il nostro peschereccio che ha così subito gravi danni tanto da essere ingovernabile. La Marina italiana ha mandato una nave di soccorso. Come Federazione armatori siciliani ci riserviamo, a stretto giro di depositare un dettagliato esposto alle Procure di Roma e Catania”.

Attacchi libici ai pescherecci italiani negli ultimi anni sono stati numerosi. Quest’ultimo incidente è avvenuto il 18 luglio 2023, quando una motovedetta libica ha sparato contro il peschereccio italiano “Orizzonte”. Il peschereccio è stato colpito da numerosi colpi di mitragliatrice, ma fortunatamente l’equipaggio è riuscito a mettersi in salvo. Questi attacchi sono un problema serio per i pescatori italiani, che sono spesso costretti a pescare in acque internazionali vicino alla Libia, a causa della mancanza di pesce nelle acque italiane. Gli attacchi sono anche un problema per le relazioni tra Italia e Libia. Il governo italiano ha condannato gli attacchi libici e ha chiesto alla Libia di garantire la sicurezza dei pescherecci italiani.

Gli attacchi ai pescherecci italiani è un problema serio che richiede risposta globale anche attraverso l’ONU e l’invio di forze militari. Il governo italiano sta lavorando alacremente per contrastare il problema (regalandogli le motovedette, N.d.R.), ma è basilare il coordinamento internazionale per affrontare questo attacco di “tribali” sempre in guerra con chiunque.

La Redazione

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