La lettera pubblica di p. Johan Verschueren, S.J., gesuita, pone fine alla nota vicenda con il suo confratello Rupnik: “Come rappresentante della Compagnia di Gesù e ex-Superiore Maggiore di Marko Rupnik non posso che rammaricarmi grandemente di questa insistente e pervicace incapacità di confrontarsi con la voce di tante persone che si sono sentite ferite, offese e umiliate dai suoi comportamenti e dal suo modo di agire e comportarsi nei loro confronti. Quanto detto non esclude il bene che lui ha fatto, e il frutto spirituale di cui è stato tramite per molte e molti altri nella Chiesa”. Marko Rupnik famoso per i suoi mosaici che ha realizzato in tutt’Europa: Vaticano, Madrid, Lourdes, S. Giovanni Rotondo Czestochowa resta un punto di riferimento. Nel 1996 Giovanni Paolo II gli affidò il restauro della Cappella Redemptoris Mater, a mosaico bizantino, all’interno del Vaticano.
Tra gli addetti ai lavori è molto noto anche per l’esperienza maturata nell’arte sacra. L’artista nato sloveno in un ex-paesino italiano di Gorizia, (dove nel 1930 soggiornò peraltro un anno la famiglia Pasolini) si avvicinò subito alle avanguardie del secolo scorso e soprattutto a Kandinskij. La successiva frequentazione dell’Oriente cristiano, ma anche l’incontro con la “Chiesa indivisa” del primo millennio, accentuarono la presenza simbolica nelle sue opere. Nel 1996 la Chiesa gli ha dato mandato di impegnarsi in un’opera artistica liturgica ovvero la declamata «bellezza che salva il mondo» (Dostoevskij).
Riporto le parole di Rupnik: “…partecipare alla totalità della liturgia, rendendosi testimone del dolore umano e della redenzione di Dio…Ho scelto il mosaico perché non lo si può fare da soli, è sempre un’OPERA CORALE”. Fin dall’antichità i mosaici erano fatti da artisti che lavoravano sotto la guida di un maestro tutti insieme nel cantiere, “anzi è un’esperienza ecclesiale” .
L’attività più costante svolta dall’artista è stata nel Centro Aletti. Si possono ammirare i mosaici composti con tessere irregolari di materiali diversi: travertino, marmi, granito e altro, che creano un movimento unico. Gli artisti che hanno collaborato sotto la supervisione di Rupnik richiamano in vita un nesso fra liturgia, tempo, salvezza . Nei mosaici sempre in primo paino il rosso e il blu che “esplodono” come segni della “divino-umanità” .
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