Il management culturale e il manager culturale sono quelle nuove figure professionali e professioni che sempre più risultano punti focali e cardinali per l’industria artistico-culturale di un Paese.
Management culturale: come sta messa l’Italia
Purtroppo, e va detto, non molto bene. Rispetto agli altri Paesi, non solo europei, ma del mondo, l’Italia si ritrova – come suo solito – in situazioni “allarmanti”, che alla fine sembrano più un “al lupo, al lupo” di Pierino, che non veri campanelli d’allarme.
Certo è che, a detta del nuovo sovrintendente dell’Opera di Dubai, Paolo Petrocelli, “Non stiamo guardando al futuro e non ci stiamo preoccupando di affiancare alla classe dirigente delle nostre istituzioni un gruppo di giovani manager che nel tempo potranno sviluppare le competenze per affrontare le sfide di domani”.
Ma non solo, se il management culturale è quel motore che spinge in avanti le forze propulsive di un Paese intero, sotto il profilo dell’arte, della musica, dello spettacolo e della cultura, in Italia, dice Petrocelli: “Grave è la mancanza di senso istituzionale e civile di molti dirigenti ‘senior’, che non si sono preoccupati di coltivare e supportare una nuova generazione di giovani manager a cui affidare la guida delle nostre organizzazioni”.
Ruoli e responsabilità del management culturale
Le responsabilità di un turn over incompiuto, o mal gestito, sono naturalmente in condivisione fra i manager senior e le varie legislature e classi politiche che si sono avvicendate in Parlamento, e che – negli ultimi venti, trent’anni – non si sono poi troppo preoccupati di stabilire un percorso virtuoso di crescita e di consegne di responsabilità fra “chi c’era” e chi “ci sarà”.
Come lo stesso Petrocelli afferma, sarebbe opportuno vedere qualche “volto nuovo”, anche estero, nelle nostre organizzazioni e nelle nostre sovrintendenze, per rendere davvero europei e moderni l’accesso alla cultura e la sua fruizione da parte di un pubblico non soltanto nostrano, ma veramente internazionale.
