Quanto virgolettato e in grassetto sono riportate le frasi dell’Autore.
Quello che più colpisce nel libro del prete (Landucci), come possa con 37 capitoli in meno di 80 pagine contrapporsi con il premio Nobel (F. Crick) e tutti gli altri e conciare da ultimi della classe, che per giunta non solo dicono ma fanno cose ridicole (vedere oltre, l’uomo di Neanderthal ). Ricordo che diversi anni fa un mio Collaboratore incontrò, nel mio condominio, un suo compagno, questo veramente ultimo della classe, famoso soprattutto per fare cose ridicole. Cercai di “carpire” i particolari, ma non ci fu verso. Landucci invece è un fiume in piena, ma è davvero tanto sprovveduto? Consiglio vivamente di leggere il libro da €1,49 (e-book da Feltinelli) oppure Edizione Fiducia da €10,00 per meglio seguire la recensione. Da qualche parte, nella pubblicità, ho letto che occorrono al massimo un paio d’orette per leggere le 75 – 80 pagine del Landucci. Personalmente ne ho impiegate molte di più per commentarlo, nei punti cardini. Il libro del prete somiglia ad “un’equazione algebrica” e non consente salti tra i vari capitoli, soprattutto è un erudito soppesare di frasi e parole. Iniziamo. Nella Bibbia la comparsa dell’uomo si fa risalire a meno di 10.000 anni fa. La Bibbia (Genesi) esula da basi scientifiche e indirizzata a chi doveva avere una nozione scientifica molto approssimativa circa i “lunghissimi salti di anelli intermedi” temporali, tra un’era geologica e l’altra. Voleva (la Bibbia) solo dare un’idea approssimativa riguardo la parte scientifica ad uomini primigeni. La prima domanda che si fa il Landucci è: “se siano tra loro conciliabili…evoluzionismo e…creazionismo”. Senza addentrarci nella filosofica classica, quello che preme all’Autore è “il salto al piano della vita” secondo un piano preordinato da Dio. Si esprime per diverse fasi che vanno, per gradi, dalla “sensitività animale…e infine …razionalità umana”, ovvero il pensiero. La Genesi (Bibbia) è in accordo con le verità della fede cristiana, ovvero la Chiesa che ne è custode trasmette il vero? L’Autore, che è presbitero, a questa domanda da risposta positiva. La Genesi biblica potrebbe essere interpretata come “preordinata evoluzione” riguardo al “corpo”, quasi nella “immediata creazione…dell’anima” (solo per l’uomo). L’Autore tiene a sottolineare che per il cattolico non esiste l’idea di “antievoluzionismo preconcetto”. Il prete tiene a mettere in luce la mancata obiettività di “studiosi e scienziati materialisti…miscredenti” che per partito preso “escludono…l’intervento di Dio nelle cose naturali”. Qui il Landucci, con arma in resta, esordisce contro la teoria della “evoluzione guidata dal caso”, come di immane non sense. Premette che ormai nelle scuole, nelle riviste e nel campo pubblicitario le tesi degli evoluzionismi hanno preso il sopravvento (sebbene i più qualificati scienziati militano tra i creazionisti), fino allo scadere nel ridicolo ricordando Fred Hoyle (Cambridge) con la teoria della “continua creazione dal nulla..e proseguirebbe ad avvenire da sé”. In altre parole ci sarebbe un’ auto-produzione della materia a cui seguirebbe l’auto-creazione. Comunque per Landucci questo “evoluzionismo spontaneo della natura” è strampalato da parte di chi, con sussiego, si rifà ad ogni piè sospinto alla scienza alla “rigorosa imparzialità…ricerche sperimentali…farsi guidare…soltanto dai fatti” e per l’Autore avvelena, con allucinazioni se non veri e propri deliri (vedere oltre), la società e la cultura. Quindi hanno vinto sul campo delle “chiacchiere” di certo gli evoluzionisti, che si sono prodigati nella pubblicità, nei media e persino nei testi scolastici. Escludendo l’intervento di Dio devono gli evoluzionisti “supporre uno spontaneo processo evolutivo…guidato dal caso.” Continua l’Autore contestando le affermazioni di chi invoca l’esclusione di un Creatore esterno perché non dimostrabile sperimentalmente, mettendo Landucci in risalto “gli effetti” per poi risalire alla “causa” (Dio) del creato. Jean Rostand biologo accademico di Francia nel secolo scorso, riporta l’Autore, lascia senza parole l’affermazione che la natura vivente appare sempre più “ribelle alle trasformazioni”, scire per causas, è molto difficile da inquadrare nella teoria darwiniana e comunque esclude per partito preso (Rostand) qualsiasi tesi creazionistica ed invoca come unica possibilità l’evoluzionismo. L’esatto contrario di Francis Crickin vedere “L’uomo e le molecole” dove Darwin la fa da padrone. Jacques Monod (Nobel 1965) nel suo libro “Il caso e la necessità” afferma l”obiettività della natura”, ma alla fine della suo excursus, deve imparzialmente riconosce come “indimostrabile”, è intrinseca alla scienza l’evoluzionismo, pertanto nessuna esclusione a priori di “Un sapientissimo Artefice” (Dio). L’Autore (Landucci) afferma: ”la solita tesi preconcetta”. La stessa posizione maldisposta per Landucci v’è da parte di G. Montalenti: “ipotesi miracolistiche” la presenza del Creatore. Il prof. Brignoli sulla scia degli altri, reitera al prof. di Genetica G. Sermonti (avremo modo di approfondire nelle conclusioni circa Sermonti) che: “creazionismo…non deve prendersi…ovviamente nemmeno in considerazione”. Tutte le asserzioni degli evoluzionisti che chiunque la pensi diversamente da loro sia in preda a:”oscurantismo medievale”, rappresentano in mancanza di serio contraddittorio, per Landucci, sono semplici, :”idee preconcette”, atti di presunzione. Capitolo a parte è la paleontologia. Tale scienza si occupa prevalentemente di trovare le prove del passaggio di esseri viventi nelle profondità. La posizione del paleontologo Roberto Fondi, che potremmo raffiguracelo come un detective, che tra gli strati profondi della Terra studia le impronte lasciate dal passaggio di tutte le specie, si spinge ad affermare che “la concezione evoluzionistica…come…fallita e …nel museo delle ipotesi cadute”. W. H. Thompson “…gli evoluzionisti…cercano di mantenere il credito davanti al pubblico con la soppressione della critica e la eliminazione delle difficoltà”. R. Poliss ha sottolineato che c’è “…ostracismo” per chi si palesi contrario all’evoluzionismo. L’Autore (Landucci) lamenta che sebbene gli autori D. Polliss, D. Rosa, G. Montalenti, Rostand devono ammettere che “la biologia moderna abbia in qualche modo sconfessato la teoria dell’evoluzione” tutti escludono, sine causa, l’intervento del Creatore. Il premio Nobel F. Crick, al contrario, riferendosi ad un noto studioso (Michael Polayi), scettico a riguardo dell’evoluzionismo in “Uomini e molecole” scrive:” …egli in verità non crede nell’importanza decisiva della selezione naturale, non c’è da meravigliarsi se cade in difficoltà logiche e filosofiche di ogni genere”. Una sorta di Simplicio della situazione, esteso a chiunque non creda all’evoluzionismo.
Landucci riportava inoltre le affermazioni delle più note Enciclopedie scientifiche dell’epoca che asserivano che l’evoluzionismo al di là di ogni ragionevole dubbio, avesse ricevuto l’imprimatur della genetica e della scienza. Questa procedura con tutti i mezzi possibili, ha finito per Landucci con il contagiare l’opinione pubblica e per sovvertirne le basi culturali, spingendo la popolazione verso il nuovo credo: “L’evoluzionismo”. L’ Autore sottolinea che sebbene per il Cattolico l’evoluzionismo sia “compatibile” con la fede (vedere in narrativa e precedentemente S. Paolo; N.d.R) il fascino dell’idea (mal interpretata) per taluni credenti vada oltre ai limiti della “verità di fede”. Che vuol dire il prete? Questo è il punto fondamentale del Landucci. Poche sono le verità irrinunciabili per la Chiesa Cattolica, per cui si sono avuti scismi, scomuniche, eresie. Landucci fa ragionamento molto sottile. Va bene l’evoluzionismo (come teoria e sotto la guida del Creatore) per alcune specie terrestri (se provato), la differenza è nel “soffio” riguardo l’uomo. Rimprovera Landucci a taluni Cattolici di andare oltre le intenzioni ovvero “oltre i limiti della fede”. Una sorta di inquietudine per Landucci è rappresentata anche da S. Agostino (vedere oltre) che accenna all’evoluzionismo, in modo opaco e dubbio (da interpretare). Quindi fin’ora il prete si affida alla Genesi ed alla filosofia, ovvero che dal nulla non si possa generare alcunché e debba esservi comunque il Creatore. Landucci in primis rimarca sul “soffio”, oltre che su S. Paolo (vedere Caribomagazine maggio 2023). Genesi 2,7 “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente“. Unire Giovanni (20,19.22) “Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi». Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo»”. Nella Genesi l’anima (essere vivente), nel secondo la presenza dello Spirito (nuova vita). A questo si riferisce Landucci quando afferma di credere tanto nell’evoluzionismo “intelligente” (come alternativa possibile, ma fin’ora non provata), quanto nel creazionismo (S. Paolo: “Egli trasse da uno solo tutta la stirpe degli uomini” [Atti 17,26]). Il Soffio è sempre presente (uomo). La cultura, riporta Landucci, nei testi scolastici è tarata verso l’evoluzionismo. L’Autore sottolinea che gli evoluzionisti sono dogmatici, rifuggono le analisi e soprattutto evitano il confronto. Niente di nuovo sotto il sole, i prodromi nella scuola pitagorica per l’evoluzionismo ci sono tutti. Vogliono imporre, per l’Autore, il loro punto di vista bollando gli altri di essere superstiziosi, ignoranti. Pochezza culturale, presuntuosi. Quello che più volte Landucci sottolinea che alla base vi sia presa di posizione preconcetta, che ha come premessa negare sempre e comunque il Creatore. La negazione della Genesi e del suo Creatore è tesi prevenuta per Landucci, comunque è travisata in buona fede da taluni cattolici in un evoluzionismo senza prove, eccetto transizioni in specie “migliorate” per versatilità, senza ovviamente il passaggio in forme intermedie e/o anelli di congiunzione, mai reperiti nella paleontologia (mancanza di prove). Il Creatore, per Landucci ha le leve della progettazione (DNA), nessun salto di specie (Paleontologia), mai dimostrata. La tesi è presente nella Patristica e nella Scolastica, quanto nella conoscenza delle migliori menti di chiara fama, del presente come del passato (Landucci). Nelle fila cattoliche Theilhard de Chardin (gesuita) nel suo libro “Il fenomeno umano” è un continuo arrampicarsi sugli specchi (vedere Landucci), con assiomi indimostrabili (“energie misteriose”) e persino Rostand lo mette alla porta (soprattutto alla berlina) nel suo scritto “Una mistificazione”; comunque bollando il gesuita di costruttore di “congetture inverosimili”. Il gesuita ottenne così il risultato di far irritare tutti per tali sua tesi circa le “energie misteriose” (Theilhard de Chardin ). Tali energie misteriose rimandano con la mente ai “folletti” (siamo nel paganesimo, N.d.R.). Quindi Theilhard de Chardin fu “beffeggiato” tanto nel suo campo religioso, quanto extra-moenia. Prosegue l’Autore mettendo in luce altro aspetto riguardante la società in cui viveva permeata in buona parte dall’ideologia marxista (si era negli anni del secondo dopoguerra) che doveva essere sottomessa al materialismo dialettico (marxista) e pertanto il Creazionismo non poteva trovare posto. Landucci a questo nel libro diventa caustico, e punto punto riprende alcuni episodi, nelle fila degli evoluzionisti convinti, dove la commedia si tramuta in farsa, talvolta in tragedia (suicidio), evocata nel celebre ossimoro del Candelaio: “In tristitiahilaris, in hilaritatetristis” . Il più celebre fu quello che nel ‘900 vide protagonista Sergio Sergi, antropologo, scopritore dell’errore fatto quasi un secolo prima. L’uomo di Neanderthal fu descritto da M. Boule nell’800 con il cranio prominente in avanti dovuta a caratteristica anatomico-morfologica funzionale. Sergi scoprì che la testa “mal ancorata” del cranio ( Neanderthal) era dovuta all’assenza di alcuni frammenti de cranio, che da eretta era descritta e soprattutto disegnata in avanti, “penzoloni” . Landucci inizia con Ernesto H. Haeckel, zoologo, che fa una accurata dissertazione circa la “monera” che da primordiale principio vitale (per tutte le specie) giunge fino all’uomo, giustificata dall’embriologia (vedremo dopo). L’obiettivo fu creare la catena delle specie, che dai primi stadi viventi , possa giungere fino all’uomo. Lo zoologo per avvalorare le proprie tesi, produsse delle fotografie false, scoperte essere false tra gli altri, da Agostino Gemelli (medico) fondatore nel 1964 dell’Università Cattolica di Medicina a Roma. Qui il Landucci descrive la fine del pover’uomo truffatore, tale Paolo Kammer, biologo perlatro capace, che prima diede l’annuncio di aver ottenuto la trasmissione ereditaria di caratteri acquisiti per “necessità” da una generazione alla successiva (Lamarck fu tra i pionieri di tale teoria). Presentò un rospo, che nello specifico si accoppiava in acqua, e messo nella condizione di doverlo fare fuori, avrebbe sviluppato digitali callosità per fare presa sulla femmina. W. Batson subodorò l’inganno, ovvero fosse stato iniettato inchiostro di china per le callosità del rospo (presa). Nel 1925 comunque Kammer fu chiamato da Stalin per costituire un istituto di biologia sperimentale. L’anno seguente fu scoperto l’inganno della china (messo sui “polpastrelli” del rospo, per far presa sulla femmina) a Vienna (dove era avvenuto l’esperimento sul rospo) e Kammer si suicidò quasi subito.
Il Landucci prosegue con il Pitecantropo (scimmia-uomo), l’anello di coniugazione mancante nell’evoluzione, a detta di M.E. Dubois che asseriva di averlo scoperto a Giava. Lo stesso scopritore riconobbe successivamente che il cranio fosse quello di un gibbone e a 15 metri di distanza fosse stato rinvenuto un femore umano. Nel corso degli anni l’autore della scoperta diede diverse versioni.
L’uomo di Piltdown in UK rappresenta la terza grande mistificazione scientifica del secolo scorso (Landucci). Furono ritrovati due crani, una mandibola e due denti, attribuiti allo stesso soggetto. Furono accolti con squilli di tromba dal British Museum laddove rappresentavano in modo inequivocabile la prova provata dell’anello di coniugazione tra l’uomo e la scimmia (Landucci). Nel dopoguerra una commissione scientifica dimostrò l’inganno. L’Autore della scoperta confessò (Landucci) di aver preso resti umani e un orango, trattati per l’invecchiamento e simulare la risalita a 300.000 anni fa.
L’uomo di Pechino è stata un’altra furberia di Teilhard de Chardin, che insieme ad un canadese convinto evoluzionista, come prova dell’anello di congiunzione (nella circostanza scrisse gloriose pagine evoluzionistiche), dopo aver riunito pezzi di ossa di un giovane ed un adulto trovati in loco, «come rilevò peraltro l’antropologo che prese il posto del canadese nella “scoperta” (Landucci)». Quei ritrovamenti ossei dei resti di crani, mascelle e denti, per motivi bellici sono scomparsi. L’esplorazione successiva sullo stesso posto stravolse ogni cosa, ovvero nello stesso sito furono rinvenuti centinaia di pietre di quarzo (civiltà) e i “resti di uomini attuali”, con resti di cenere in enorme quantità (fornace). La scoperta del canadese fu definita una bella favola. Vediamo come andarono i fatti per Landucci. Eravamo in presenza di una enorme cava e della sua fornace. I fossili umani erano di uomini e quelli delle scimmie erano di scimmie. Queste presentavano tutte un foro nella scatola cranica da cui i nostri antenati succhiavano lo squisito cervello. Il sogno infranto di Teilhard de Chardin. L’uomo-scimmia è solo nella fantasia di Teilhard de Chardin per Landucci.
Tutti i testi scolastici (almeno al tempo del Landucci; N.d.R.) riportano l’esposizione con la testa in avanti per l’uomo di Neanderthal. Il più importante antropologo italiano del secolo scorso Sergio Sergi, scopritore di altri analoghi esemplari di Neanderthal (1929) a Roma (fiume Aniene) ed al Circeo, ironizzò dimostrando che lo scopritore dell’uomo di Neanderthal (M. Boule) aveva innestato male i pezzi e l’aspetto scimmiesco era dovuto alla mancanza di alcuni frammenti e di fatto la testa fosse eretta come per l’uomo moderno. Landucci conclude, che il sogno dell’anello di congiunzione va in fumo.
Landucci si sofferma sull’origine dell’evoluzionismo odierno che viene spesso associato alla modernità, a qualcosa di animato (dinamico). E’ esattamente l’opposto queste sono tesi risalenti alla scuola pitagorica dove l’universo (dall’interno) è spinto verso il dinamismo. Esiodo si riporta ad uno “slancio vitale” , Teilhard de Chardin, con parziali aggiustamenti, dirà lo stesso. Questa tesi si mette in relazione con alcuni cattolici prima e dopo Darwin, dove il Creatore ha iniziato l’opera e ne ha accompagnato lo sviluppo (Landucci) . Riporto per completezza Agostino D’Ippona e le sue conclusioni sui “principi seminali”: Chi vive per sempre ha creato ogni cosa simultaneamente (Sir 18,1) ma [fu creato] anche allorché Dio, creando le cose non più simultaneamente, ma ciascuna al proprio tempo, formò l’uomo con il fango della terra e la donna con un osso di lui. La Scrittura infatti non ci consente né d’interpretarla nel senso che [l’uomo e la donna] furono creati in questo modo al sesto giorno né tuttavia nel senso che non furono creati al sesto giorno. De Genesi ad litteram, libro VI, 6. Lo scrupolo di Agostino fu a quale dei due libri conformarsi. Il Landucci si rifà a S. Gregorio Nisseno, coevo di Agostino, in cui tutti i vegetali ed animali erano contenuti “in fieri” nella creazione ab initio. G. Buffon e A. Kircher riporta l’Autore, facevano derivare tutti gli esseri da scarse specie presenti nella creazione iniziale. Lo stesso (con dei distinguo) le asserzioni di R. Owen e G. Mivart, in cui si riconosce la guida del Creatore (Landucci) nell’evoluzione prima e dopo (senza salti di specie e/o anelli intermedi).
Il problema dell’evoluzionismo, senza l’atto creativo (Dio), deve fare i conti, per Landucci, sul come. L’unica possibilità che rimane all’evoluzionista è il passaggio della materia alla vita in modo spontaneo. Questa se è avvenuta la prima volta, per coerenza, deve poter ripetersi di nuovo, ogni volta.
L’Autore prosegue analizzando la posizione di Anassimandro laddove dall’umido avevano avuto origine i pesci e da questi l’uomo, secondo la “generazione spontanea”, sempre sotto la volontà del Creatore, fino ad arrivare alle varie tappe scientifiche iniziate nel ‘600 con Francesco Redi, passando per Lazzaro Spallanzani (sacerdote) e per concludersi con Louis Pasteur. L’aforisma che ogni vivente origina da altro vivente, per l’Autore, cozzava ulteriormente con il moderno evoluzionismo (generazione spontanea).
Landini passa poi ad analizzare due distinti problemi legati all’evoluzionismo moderno: il fatto (la prova) che l’evoluzione sia avvenuta al di là di ogni ragionevole dubbio e il meccanismo di come essa sia potuta avvenire. Le prove (fatto) per gli evoluzionisti sono indubbie. Resta da dimostrare il meccanismo. Nel fatto (prove) l’autore inserisce tanto l’anatomia comparata, quanto la paleontologia e l’embriogenesi presa dagli evoluzionisti a loro difesa e la va ad analizzare.
Anatomia comparata. Gli esseri viventi per Darwin si possono catalogare partendo da quello più semplice a quello più complesso (uomo) seguendo una scala perfetta. Landucci affermò che questo non ci da ragione tanto della enorme diversità all’interno delle stesse specie (variazioni), quanto dell’ipotetica specie che lentamente si è evoluta fino all’uomo. Landucci cercherà di dimostrare il contrario, questo è il punto fondamentale di tutta la sua opera, che specie diversissime hanno “similitudini incredibili” da ricercare dappertutto: negli apparati locomotori, respiratori, riproduttivi e tanto altro ancora, alla luce di un’origine evolutiva comune (stesse funzioni in specie diversissime, con risultati sbalorditivi). Tutto questo meglio s’inquadra nell’opposta tesi creazionista che evoluzionista. Inizia l’Autore mettendo a confronto le braccia dell’uomo con le ali degli uccelli, la morfologia e le articolazioni delle ossa lunghe e di quelle corte, avendo tutte una “diversità di perfezioni” con grado diverso (funzione), che secondo la teoria evoluzionista avrebbero dovuto avere “forme intermedie”, esseri malnati, aborti, da abbozzi mal riusciti (in natura) di cui non v’è traccia tanto nella vita presente quanto nella paleontologia (museo naturale), comunque dove sono gli esseri viventi “fotografati” tanto nel presente, quanto nel Passato, vestigia di prodotti di scarto del processo evoluzionistico? Nell’uomo circa il 20% delle gravidanze esitano in aborto. Il dramma è quando l’organismo accetta (in parte malattie genetiche) come “norma”, quella che meglio si camuffa e l’accoglie come fisiologica. Landucci si chiede dove sono queste bizzarre forme genetiche (vedere l’uomo), con l’espressività degli alleli, che hanno palesato in tal modo la loro varianza e la loro storia e sono giunte fino a noi, o quantomeno abbiano lasciato tracce? Dove sono le prove? La risposta che si da l’Autore è che sia solo una “trovata” degli evoluzionisti, in quanto il Creatore crea tutte le cose perfette, con gradi di perfezione diversi al momento giusto, senza passare attraverso la scala darwiniana. Comunque la creazione è fuor di dubbio certa per Landucci, se poi il Creatore in alcune specie si sia servito dell’evoluzione “secca”, senza lasciare tracce (paleontologia), l’Autore la da come possibile fin dalle prime pagine del libro, nell’ottica della perfezione pre-ordinata. L’uomo fa eccezione per la presenza del pensiero e l’anima (esclusività) ed è avulso da qualsiasi passaggio “evoluzionistico” sempre per Landucci. L’Autore prosegue con l’assenza in planetologia della presenza di forme di transizione “mal formate” e finanche l’Ameba nella sua semplicità è perfetta. Quanto a somiglianze di struttura tra varie specie, ci si sarebbe dovuti meravigliare del contrario in quanto le stesse popolano la Terra (Landucci). L’avere articolazione, come quella omerale (braccio), simile nella parte che serve tanto nell’uomo quanto nell’uccello non dimostra alcunché. Le profonde differenze tra le specie, al di là di una generica unicità da cui possano scaturire rassomiglianze, vengono smentite dalla funzione (l’uomo non vola) e dal baricentro così diverso (uccello). Raccomando il libro di Edizioni Fiducia o l’e-book Feltrinelli (Ibis) del Landucci per confrontare il presente redazionale. Comunque, sempre per l’Autore, non basta avere qualche “cosa” in comune per originare dalla medesima specie. Sarebbe come disporre in fila delle pietre preziose della stessa materia tenendo conto della grandezza e pregio (diamanti di carati diversi) e affermare che ognuna è derivata dalla precedente. L’Autore si sofferma sugli “organi rudimentali” e sulla diffusione nella letteratura scientifica, quali gli “abbozzi dentari” nel feto della balena che hanno una funzione necessaria nello sviluppo della mascella e un rudimentale “arto posteriore” sempre utile durante il provvisorio sviluppo fino all’evoluzione del bacino nell’adulto cetaceo. Nell’uomo due organi rappresentati come vestigia embrionarie sono l’appendice ed il coccige. Il primo, a differenza degli erbivori, non serve nell’uomo a processare la cellulosa, ma a protezione antibatterica e antitossica, più accentuata nel feto. Quanto al coccige è osso portante nella statica muscolo-scheletrica del pavimento pelvico e per la posizione eretta. Il coccige, quale residuo della coda, rimane per l’Autore nell’ambito della fantascienza e dell’ignoranza.
Landucci asserisce che la paleontologia, ricerca geologica dei “fossili organici”, possa in qualche modo aver trovato la catena naturale che dalle scimmie morfologicamente più rassomiglianti all’uomo, si possa per anelli concatenati arrivare all’uomo, è senza prove. Le diverse condizioni ambientali nelle varie epoche geologiche ha fatto si che vi fosse un’adattabilità delle specie fino ad epoche recenti. Alcune avrebbero dovuto estinguersi, in accordo con le condizioni sul pianeta (ricordo i dinosauri), ci sono le prove, ma le altre intermedie dove sono? Nella logica “evoluzionista” per Landucci sarebbero necessarie specie intermedie tutte da provare (soprattutto da trovare, N.d.R.), all’opposto nella tesi creazionista nessuna specie per forza deve essere legata alla precedente, ma per libera volontà del Creatore nuove possono annoverarsi, sempre perfette, come pure alla precedente si possono affiancare specie inaspettate. L’Autore persevera affermando che la paleontologia se mai, si dimostra specificatamente in accordo con la tesi creazionista. Cita Landucci il paleontologo G.G. Simpson laddove riporta che specie e generi compaiano all’improvviso in un numero abnorme, a cui segue il Sermonti laddove asserisce che in poco tempo nel Cambriano siano comparsi tutti gli invertebrati, senza che siano tracce fossili in strati geologici precedenti. Seguono altri paleontologi che sconvolgono le tesi degli evoluzionisti laddove rinvengono brusche comparse di specie e generi molto complessi, seguite all’opposto del contrario e soprattutto senza il passaggio di forme intermedie. R. Fondi conclude che la teoria evoluzionista è “scientificamente fallita”. Le conferme per l’Autore sono dovute alla scoperta della primitiva forma gigante (più datata) per alcuni animali (simili ad elefanti) e poi le taglie sempre più piccole (meno datata), come ritrovato in Sicilia: viventi apparsi dalla taglia maggiore a quella inferiore. Il tema rimane per l’Autore il reperimento fossile di scimmie con rassomiglianze umane, fino alla razza arcaica umana dell’uomo di Neanderthal. I referti fossili trovati hanno portato indietro le lancette dell’orologio di centinaia di migliaia di anni, con la apparizione dell’antenato dell’uomo di Neanderthal, attribuendoli a individui dell’Asia, poi all’Africa australe con scatola cranica di 500 cc.; poi in Tanzania (ancora più datato) con scatola cranica di 600 cc.; quindi in Kenia, ancora più indietro nel tempo e volume di 880 cc. e si annunciano altri ritrovamenti. Ricordo che la capacità della scatola cranica dell’uomo si aggira intorno ai 1400 cc. Sempre per Landucci è interessante notare come sia capovolta la datazione dei ritrovamenti e il volume delle scatole craniche frammentate. Dimostrare che andando indietro nel tempo si possano avere volumi minori è sconfessato, come l’origine che l’uomo derivi dalle scimmie (Landucci).
La paleontologia è veramente misera nel fornirci i cosiddetti “anelli di coniugazione” tra le forme intermedie di specie, ovvero i vari passaggi di specie. La nuova specie o sarebbe troppo vicina (poche differenze) ad una specie precedente e quindi ne rappresenta la sua varietà, oppure è molto lontana e rappresenterebbe una nuova specie (ex-novo) e ciò riproporrebbe tanto l’evoluzionismo, quanto il creazionismo. E’ stato rinvenuto fossile di un uccello di circa 120 milioni di anni fa, avente una testa con numerosi denti e uno scheletro con somiglianza ai rettili. Taluni la annunciarono come prova di “deviazione” dai rettili. Landucci dissente da tale collegamento, ovvero questo potrebbe rappresentare una forma di transizione (due specie che si compenetrano), ma non che una derivi dall’altra. Queste forme sono in ogni caso complete e perfette, come il pipistrello, metà topo e metà uccello, nel qual caso chi sarebbe nato per primo l’uccello o il topo?
L’Autore prende in considerazione i ritrovamenti di fossili che rappresentano la prova di come l’evoluzionismo sia, a Suo dire, solo accademia. Gli stessi esseri viventi (alcuni), presenti oggi e centinaia di milioni di anni fa (nei reperti fossili) sono rimasti immutati. Dove sono i passaggi intermedi della stessa creatura di specie? Quali rami si sono inariditi? Tra questi Landucci cita la Lingula, il genere Limus, Scorpioni, Ragno e Cicala (30 milioni di anni fa), Opossum (100 milioni di anni fa), Tuatara e Varano gigante (200 milioni di anni fa) oltre i pesci Celacantidi (2-300 milioni di anni fa) che fino al loro ritrovamento (vivi) nel 1938 erano considerato il crocevia evolutivo verso i rettili, uccelli e mammiferi. Ironia della sorte, sono rimasti immodificati (paleontologia) alla recente scoperta.
Cambiamo tema ed entriamo nell’ultimo capitolo che andrò a trattare dell’Autore, ovvero l’embriologia. Dallo specifico (ontogenesi) di un solo individuo, come seguendo il filo d’Arianna, andrebbe a ritroso fino agli albori della prima specie (filogenesi) ed è per l’appunto nell’embriologia che secondo l’Autore gli evoluzionisti, arrampicandosi sugli specchi (Landini), cercano una ragione (rassomiglianza) che non c’è, legando alle specie inferiori la “fotografia” dello stesso passaggio embriologico. Branchie nei pesci, presenti poi nei primi stadi embrionali nell’uomo (con tutt’altra valenza), ovvero si rassomigliano esteriormente, come tutte quelle che partono da una cellula fecondata, ma la “progettazione” è completamente diversa in funzione (programmazione) e questa è determinata dai cromosomi. Il Landucci si sofferma sulla “mirabile …razionalità costruttiva…lungimirante piano costruttivo del sommo Artefice” che da solo due modelli (principali) di organizzazione embrionale fa derivare 24.000 specie di uccelli e pesci teleostei. Il Landucci ritorna al comparare tanto le branchie dei pesci che si trasformeranno in branchie respiratorie, quanto quelle d’uomo che dalla prima (arco) darà origine alla mandibola e al corpo della lingua. Segue il primo solco esterno che darà origine al condotto uditivo esterno. La prima tasca al timpano e al dotto di Eustachio e così via. Un’altra storia sotto ogni punto di vista.
Questa è all’incirca la prima parte del libro il resto, avendovi dato gli strumenti, è bene che proseguiate da soli, leggendo il libro del Landucci. Qualsiasi suggerimento ed eventuale scoperta refusi (richiesta correzione) sono ben graditi. Chi continuerà a leggere l’opera del Landucci, potrà sempre fare affidamento sul redattore.
Continua…
Domenico Galati