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Evoluzionismo o Creazionismo?

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Una diatriba senza tempo: a confronto due tesi opposte

All’inizio del Covid mi fu presentata una trentenne che aveva velleità scritturali e nel suo curriculum campeggiava in bella mostra l’invito ad iscrivermi ad un canale televisivo privato, avente come fine la tutela ambientalista e il sacro rispetto per il mondo animale. L’uomo come “ospite” e non come “re” del mondo. Il libro di cui tratterò nel numero di maggio avrà bisogno di più articoli, anche per dar la possibilità di altro analogo libro per opporre l’altra tesi.

Questo argomento (evoluzione) ha visto la luce, per il grande pubblico, nell’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e di tanto in tanto ritorna nei media, nei libri scolastici e persino nelle istituzioni pubbliche con l’usuale corteo di polemiche, fino all’insulto nella popolazione, negli stadi pseudo-culturali e non solo. Famosa la polemica che ha coinvolto il CNR nel 2009. La tesi degli evoluzionisti è oggi prevalente nei media e molti autori si spingono a tacciare di “superstizione” i creazionisti. Questa potrebbe non essere la parola esatta, ma il senso è quello. Al contrario i creazionisti bollano di “ osservatori superficiali e preconcetti” gli evoluzionisti. Le tesi del campo evoluzionista si può meglio riassumere nelle parole di Francis Crick (Nobel per la Medicina 1962, per la scoperta del DNA): “che il codice genetico, una volta messo in moto da un organismo primitivo, non possa più essere modificato, perché un cambiamento avrebbe prodotto delle mutazioni fatali. Ciò spiegava l’universalità del codice e il fatto che nessun organismo con codice diverso fosse sopravvissuto. Crick si avvicinò così all’idea di un mondo a RNA: era probabile che forme di vita fatte di RNA avessero preceduto nel tempo quelle fatte di DNA, RNA e proteine. Ragionando sull’universalità del codice genetico Crick e Orgel si avvicinarono a una teoria che avrebbe preso forma in un articolo dal titolo Panspermia guidata (Wikipedia link)” e pertanto l’uomo fa parte di tale evoluzione di tale scala biologica. Prima del congresso di Parigi troviamo nell’evoluzionismo antropologico  e sue “provenienze” nomi noti: David Home, Adam Smith, Jean-Battiste de Lemarck, il Darwinismo scientifico e altri. Tra i creazionisti astrofisici, ingegneri ed altri, forse meno noti. Questi riconoscono ai primi di aver vinto la battaglia sul piano dei media, ma di aver perso la guerra scientifica, postulando affermazioni indimostrabili. La domanda  è se è così importante parlare di creazionismo,  in tempo di guerra alle porte, inflazione post-covid, fame nel mondo e ridimensionamento della globalizzazione, almeno per come è stata presentata pochi decenni fa? Qual è il ritorno alla ribalta di tale argomento? La storia della nostra civiltà potrebbe prendere una direzione inaspettata dalle circostanze contingenti. I BRICS, i flussi migratori e altre criticità poco gestibili. Le sue radici giudiaco-cristiane (guardando al nostro mondo), la Bibbia con il suo libro sulla “Genesi” e l’affermazione di San Paolo all’Aeropago di Atene “ Egli trasse da uno solo tutta la stirpe degli uomini”, che secondo le teorie degli evoluzionisti è roba per creduloni (vedere oltre F. Crick e Landucci), necessitano di una risposta e spesso quello che appare scontato oggi, verrà ribaltato domani, con risvolti rari ma possibili, epocali.  Questo tema, se vorranno i lettori, prenderà ulteriore spazio nella rivista fino a farne un inserto. Il soggetto (evoluzionismo) è facile e difficile allo stesso tempo (comunque alla nostra portata e di chi vorrà seguirmi) in quanto riguarda aspetti di conoscenza biologica, astro-fisica, naturalistica, statistica e ingegneristica.

Inizierò a introdurre per la tesi “creazionista” un Autore padre Pier Carlo Landucci,  sconosciuto ai più, con il suo libro degli anni ’70 del secolo scorso: “La verità sull’evoluzione e l’origine dell’uomo” un e-book a €1,49. Il religioso laureato anche in ingegneria, ha una preparazione approfondita in campo biologico ed ha trascorso 44 anni della sua vita in ascesi o quasi. Ha vissuto prevalentemente a Roma tra l’Alberone e Villa Gordiani. Il prologo del libro inizia significando che tra le fila cattoliche vi siano “illustri evoluzionisti” dando prova circa la “preordinata evoluzione” del Creatore fino all’uomo, atto finale della creazione. Quello che va notata è l’affermazione dell’Autore di: ”Saltuari interventi diretti” del Creatore per aggiustare alcuni aspetti specifici (avremo modi di approfondire). Questa per Landucci è  l’evoluzione in senso stretto, con metodo. In altre parole, alcuni individui della specie possono “evolvere” per meglio adattarsi alle condizioni ambientali, comunque sotto la podestà del Creatore.

Landucci ha per obiettivo dimostrare che ogni  sua asserzione è verificabile, ovvero l’imparzialità del tecnico. L’Autore critica negativamente (evoluzionismo di F. Crick) la stampa, la cultura “dominata” dai grossi potentati economici. Il risultato è d’ingenerare, per Landucci, nella popolazione analfabetismo di ritorno in merito: ”Se lo affermano tali scienziati pensa la gente vuol dire che è vero, vuol dire che i fatti hanno parlato chiaro”. L’Autore in questa introduzione afferma che il postulato degli evoluzionisti (panspermia et aliis)  sta nel dimostrare l’indimostrabile, con argomentazione che sono dogmi di fede,  ma  la tesi di fondo per l’evoluzionista tout court, è l’esclusione dell’intervento divino (Esclusione aprioristica perché non se ne dà alcuna prova: è noto che nessun ateo è mai riuscito a provare che Dio non esiste, Landucci)

continua… [Leggi qui la seconda parte]

Tags: Anno I, Numero 3
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