Editoriale

Muore il sogno e l’Italia si risveglia senza Berlusconi

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Il mese si è caratterizzato per la morte di Silvio Berlusconi. La politica ha calato il sipario su un uomo controverso, che ha caratterizzato l’Italia per un ventennio, il grande seduttore, la sua TV che stimolava fin dall’inizio desideri ludici, raramente culturali, che ha condizionato la nostra TV pubblica ai primi posti nel mondo (fino anni ‘70) per erudizione. Qualcuno afferma che ha frenato il declino per un decennio. Quello che rimane è la domanda di fondo, come può una via di mezzo tra un personaggio istrionico e mercantile, essere arrivato a tanto. Mai è stato un uomo tutto d’un pezzo (Gheddafi), Monti, Draghi (Putin). Affarista nato, venuto su da Milano (come molti del suo tempo), cabarettista sulle navi da crociera e come Albertone nel famoso film del “dopoguerra”, grande ammiratore dell’America. Ha tirato fuori il “meglio” dell’italiano medio, facendogli credere che quella fosse la normalità, che avrebbe gestito l’Italia come le sue aziende. Amico di Craxi suo mentore. La politica si mise su questa china e con Berlusconi ha cambiato volto in modo irreversibile e dal programma politico ideologizzato e pragmatico del dopoguerra (fatto da giganti) si è passati alle proiezioni di voto, ai sondaggi che contavano come in azienda. I programmi politici di Berlusconi hanno lastricato di buone intenzioni, per decenni, i pavimenti più nascosti. Sedurre per piacere, piacere per raggiungere la meta, con buona pace della risoluzione dei problemi della gente, semmai aggravandoli facendogli credere che in Italia potessero esservi 60.000.000 di potenziali di ricchi. C’era riuscito Berlusconi, perché non ce la posso fare io? Che ci vuole? Trasformazione di popolo di persone perspicaci e acculturati (ho conosciuto assessori comunali con la terza media ai Castelli Romani, che facevano proposte politiche articolate, che oggi non fanno neppure gli assessori con tre lauree) in idioti rimbambiti da TV, senza distinzione. Eri nel ventennio in un vortice del nulla ostaggio della folla impazzita, marionette della pubblicità. Dovevi far contente le Multinazionali. Distrutte le piccole e medie imprese, avevamo 4 milioni di Partite IVA, e lo stesso nell’ambito della cultura dove tra l’altro, venivano aperte scuole di lingua straniera gestite secondo logica aziendale, da agenti di commercio veri e propri, oggi alla deriva. Improvvisati venditori di mobili antichi (il fascino della cultura era particolarmente sentito soprattutto nella classe medio-bassa), che oggi puoi trovare ai Castelli Romani a vendere fiori, o come ristoratori. Berlusconi da solo non poteva fare tutto, è il meno colpevole, rispetto a chi provenendo dall’area cattolica in politica che anziché opporsi, ha mutuato la stessa visione mercantilista (da capitalismo cattolico a calvinista) che non apparteneva alla DC ed al PCI, per occupare le stanze del potere e finalmente calarsi le braghe davanti l’alta finanza cosmopolita esoterica.
Molta acqua è passata sotto i ponti, da quando l’Italia è stata governata da gente istrionica.
Siamo stati catapultati nell’Alto Medio Evo, al tempo di Teodora (moglie di Giustiniano). L’altro, il comico, che l’ha seguito in politica, promettendo la conversione ad U da Berlusconi, ha subito virato di 360° quando gli hanno toccato interessi personali. Tutte le sue doti “imprenditoriali” poco o nulla avevano a che vedere con la politica. Ha avuto la capacità di circondarsi dei peggiori e mediocri, senza saper scremare. Qualcuno di valore l’aveva intorno che faceva da trait d’union con vecchi politici onesti della Prima Repubblica (facili da trovare). Maurizio Crozza ha ricostruito un noto personaggio ex-senatore dell’area di Berlusconi che incarnava le doti della dottrina calvinista, eretiche in tutti i sensi. Indugiamo sempre nell’ambito dell’avanspettacolo. La politica comunque era diventata un’altra cosa da scienza imperfetta (quarta-quinta potenza economica mondiale) ad ancilla della finanza (calvinista). Tutto girava in funzione dei soldi, senza altra morale. La sinistra, avendo abiurato “a tutto” insieme ai cattolici in politica, l’altra faccia della medaglia, era peggio dell’originale avendo perso l’anima proletaria per immedesimarsi nel liberismo americano. I miei insegnanti (politici) solevano ripetere:”Signori siamo seri, qui si fa politica!” Qui invece, si fa il cabaret. Pur apprezzando la grande capacità di “empatia” di Berlusconi con il popolo, mai ho sentito un serio progetto politico di lungo respiro portato a termine. Come il comico era partito per aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno ed era finito per genuflettersi davanti alla finanza internazionale, pur avendo promesso mari e monti alla partenza, lo stesso era stato costretto a fare Berlusconi. E’ un uomo che comunque ha contrassegnato un’epoca, con le sue mille contraddizioni. L’italiano era ridiventato palesemente immaturo per una democrazia compiuta. Oggi i giornali nazionali spesso sono in concorrenza con le riviste di pettegolezzi, prima delle televisioni e dell’editoria d’intrattenimento, erano invece confinate alle ultime pagine i gossip. L’opposto della cultura, per cui avevano combattuto gli italiani delle due guerre. Il film: “Scuola elementare” di Alberto Lattuada, nel 1954, stigmatizzava chi stava per lasciare l’insegnamento per rivolgersi al gossip (meglio remunerato), quello che successe dopo è storia.
Panem et circenses. Ai diktat: ”Credere, obbedire e combattere”, che almeno avrebbero avuto un senso nella competizione ideologico-politica in un paese normale, si sono sostituiti dei non-sens (alla francese, in onore al cabaret), quali :”La politica devono farla uomini che provengono dal mondo del lavoro (?)”.
Perché gli avvocati non reclutarli dai postriboli, dalle carceri e dai giostrai ed i medici tra i malati diabetici? Incancellabili i suoi ministri che hanno imposto i diktat (Decreto Legislativo n. 77 del 2005) ai liceali per lavori presso Aziende (alternanza scuola-lavoro), durante le scuole superiori (qualcuno purtroppo è morto). Nel 2015 il suo successore l’ha resa operativa. A riprova che gli altri erano come lui. Le sparate dei suoi “no” nel mondo internazionale sono servite a ben poco. Il potere “illuminato” che aveva guidato i suoi primi passi, l’ha bellamente scaricato nel 2011 rimproverandogli che in Italia comandavano sempre, de facto, un migliaio di persone “intelligenti” e lui fosse diventato un apostata isolato e scomodo. Ha finalmente capito che la finanza, anche quella internazionale delle Multinazionali che l’aveva tenuto a battesimo, aveva chiuso i conti con lui e da quel momento ha abbassato il capo per amore dell’Italia e delle sue aziende. Il famoso numero da avanspettacolo:”Mi chiami Signor Presidente!” e l’alta considerazione che aveva di sé rimandano al cabaret. Gli italiani al prosciutto avevano preferito la mortadella. Berlusconi nella sua “fissa” per l’Azienda-Stato ha cambiato le Istituzioni. La popolazione inebetita gli andava dietro. Se funziona nel privato (Berlusconi), deve funzionare nel pubblico. Annullati trenta secoli di storia. C’è il rimpianto per la burocrazia comunale che ci difendeva nella sua macchinosità dai delinquenti. L’Aziendalizzazione delle USL ha favorito la corruzione e lo spreco. La politica dell’apparire, non dell’essere. L’aziendalizzazione (padrone) aveva distrutto la direzione apicale meritocratica. Politici sudisti (taluno ebbe lunghe grane, N.d.R.) che minacciarono Direttori Generali per la nomina di qualche primario (?), in quanto la legge l’aveva affidata a loro (Direttori Asl) in base ad una sbrigativa miglior redditività (?), era l’Azienda USL (padrone). Il bastone del comando agli ignoranti, nel migliore dei casi. Lo stesso in altri settori: Banche Primarie (panel di privati), Poste, Municipalizzate. La scuola distrutta da incapaci ed incompetenti (Ministri) con le loro riforme a casaccio. Avevano persino abolito l’insegnamento della dattilografia (stiamo 8 ore al giorno davanti alla tastiera del PC). La sinistra mai è stata rivale in questa mancanza di lucidità e si è “annientata” anche per questo, per ultimo con la trovata dei corsi ultra-specialistici biennali a tempo pieno. Ha fatto fuori (votavano per la sinistra l’80-90%) gli insegnanti più capaci perché sprovvisti di mezzi economici. Si sono favoriti i più “dotati” economicamente per farli “salire” in cattedra nei licei. L’aziendalizzazione dappertutto. La generosità dell’uomo Berlusconi, ha poca valenza in politica, rimane nel bene e nel male solo un affarista, circondato per lo più da politici (sedicenti tali) di cui si doveva fidare. Nei suo partito c’era posto per tutti gli “svegli”, fatte le dovute eccezioni (qualche vecchio politico addetto ai lavori, nascosto, doveva pur esserci). La burocrazia della Prima Repubblica resistette fino al 2006, poi lo sbraco più totale.
Altra bella “genialata” dei suoi governi fu la “Cartolarizzazione” del debito, che come nel gioco delle tre carte, vendeva a se stesso (Stato) gli ospedali, mettendo in bilancio il saldo e poi si affittava (Stato) il bene pubblico (Stato) ospedale. Comuni e Casse pensionistiche che investivano nei derivati, come gangster alla ricerca di emozioni forti. Gli altri, le mosche cocchiere, che avrebbero dovuto tenergli testa, i traditori del popolo, solo alla ricerca di qualche tornaconto di bottega per fare carriera un domani chissà nell’America Latina, in Francia o nell’Arabia Saudita, erano peggiori e più conformisti di Berlusconi e soprattutto sempre pronti a farselo amico. Ricordo di un’Italia lontana in cui sentii, de visu, il racconto dell’impiegato ministeriale che incontrò il suo capoufficio nemmeno sposato (lo precisò egli stesso) in compagnia femminile dentro un albergo e lo rimproverò. Il capoufficio ministeriale (10° livello) era allora una figura apicale della Pubblica Amministrazione, doveva dare l’esempio e tenere un comportamento irreprensibile. Con la sua condotta stava danneggiando l’immagine della Pubblica Amministrazione. Questo oggi fa ridere, ma allora eravamo la quarta potenza economica oggi siamo con le toppe sulle ginocchia. L’ultimo autista che mi accompagnò all’aeroporto di Bristol (dopo Mussolini è stato l’italiano più famoso al mondo, N.d.R.), mi disse:” La realtà è che tutti siamo invidiosi di Berlusconi”. La storia ci dirà tutta la verità, non spetta a noi, iniziando dalla villa di Arcore. La Nazione si era risollevata dalla guerra con uomini e donne (amministratrici dal pugno ferro, in un guanto di velluto) con la quinta elementare o al massimo la terza media (solo 1% era laureato nel 1948). Anche tra gli imprenditori quasi la stessa scolarità. L’Italia è oggi ridotta al 38° posto per reddito pro-capite, con il 14-15% di laureati e la crescita demografica sotto zero. L’Irlanda terra prevalentemente agricola (che conosco bene) è oggi al secondo posto per ricchezza pro-capite; 10-15 anni fa era sull’orlo del fallimento. Nel 2014 circa un terzo della popolazione era a rischio povertà. Nulla o poco c’entrano in Irlanda le Multinazionali presenti (fisco agevolato) già prima del 2004. Diversa classe politica e soprattutto diversa popolazione. Sono contento per loro, se lo meritano. Ovviamente Berlusconi non ha tutte le colpe, spesso ha cercato di mettersi di traverso, purtroppo essendo un imprenditore e non un politico veniva irriso sulla scena internazionale in mondovisione; in ogni caso famoso il siparietto tra la Merkel e Sarkozy (ovviamente ci metteva del suo). Il sogno di un’ ex-Italia povera (post-guerra) diventata ricca, era poi transitata nella morsa delle Multinazionali straniere, per colonizzare l’Italia a spesa delle PMI. Multinazionali che si sono servite prima di Berlusconi e poi delle televisioni pubbliche (pubblicità) per stritolare le piccole e medie imprese italiane fiorenti. Possono rubarci tutto eccetto il gusto italiano. La famosa cianchétta. Berlusconi aveva saputo interpretare questo sogno cafone del mediocre, ovviamente sogno abortito, aveva “finito” per rimpiazzare un’Italia post-contadina e cattolica, con una americana e darwiniana, dove l’apparire ed il possedere diventava l’essere. La benedizione divina calvinista si era compiuta. A San Francisco vicino Union Square, fui avvicinato da un trentenne ordinato nel vestire, che mi chiese l’elemosina. Risposi, per scherzare, che non conoscevo l’inglese e non lo capivo. Il trentenne replicò che io conoscevo l’inglese meglio di lui e volle sapere di dove fossi. Quando seppe che ero italiano, mi disse che la nonna era calabrese. Chiesi per tre volte di quale parte della Calabria, ma lui rispose: “Ti ho detto calabrese”. Continuò a parlare e mi disse che lui si vergognava di chiedermi aiuto ed alla fine concluse: ”Scusami, ma non ce l’ho fatta”. Berlusconi ce l’aveva fatta per lui e per i suoi intimi. Molti somari plaudivano alla politica che non si impara con la politica (prima lavoro-azienda), alla scuola che non si impara studiando ma con il lavoro (azienda), all’aziendalizzazione delle Istituzioni e svendita del patrimonio pubblico. Ricordo che vidi la replica di una trasmissione, di un giovane Romano Prodi 39enne che insieme alla moglie era rientrato dall’America, dove era andato a studiare e non a Chicago a lavorare in una fabbrica di automobili.
Italiani poverissimi, che prima della guerra, si erano letteralmente tolti il pane di bocca per far studiare i figli prima al liceo della cittadina più vicina, poi all’Università di Roma. Avevano chiarissima l’idea che chi studiava non dovesse lavorare, nessuna distrazione. Lo stesso in America dove gli emigranti “commercianti” italiani spingevano la carretta di frutta tutto il giorno e in una generazione avevano fatto quello che gli altri stranieri facevano in tre. L’idiozia era diventata la norma. Cocainomani.
Nel ventennio di Berlusconi c’è stata la speculare alternanza con la sinistra che in questo ha rivaleggiato in negativo (sinistra) ed ogni volta che vinceva faceva rimpiangere Berlusconi. Questo è il mondo, questa è la democrazia darwiniana che tanto gli è piaciuta. Grande Statista, riposa in pace.

Direttore Responsabile, Domenico Galati

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