By Redazione Web21 Giugno 2024 Nessun commento
A circa 90 chilometri dalle coste israeliane, una scoperta sensazionale ha riscritto la storia della navigazione; un relitto di 3.300 anni fa, incredibilmente intatto, è stato rinvenuto adagiato sul fondo del mare a ben 1.800 metri di profondità.
Si tratta di una nave risalente all’Età del Bronzo, un periodo compreso tra il 2.300 e il 700 avanti Cristo, che affondò probabilmente a causa di una tempesta o di un attacco piratesco. Il ritrovamento, avvenuto per caso durante le ricerche di nuove fonti petrolifere da parte della società Energean, è stato definito dagli esperti dell’Autorità israeliana per le antichità (IAA) come il relitto più antico mai scoperto nel Mediterraneo profondo.
La nave, lunga circa 12-14 metri, giace sul fondo marino in condizioni eccezionali. Il tempo si è come fermato al momento del disastro: il relitto e il suo carico di anfore sono rimasti completamente preservati, non intaccati da correnti, onde o interventi umani.
Questa straordinaria conservazione offre agli archeologi un’occasione unica per studiare le tecniche costruttive navali dell’epoca, le rotte commerciali e il tipo di merci trasportate. Si tratta di una finestra inestimabile su un mondo scomparso, che ci permette di comprendere meglio le abilità e le conoscenze degli antichi marinai.
Il ritrovamento del relitto dimostra che le popolazioni dell’Età del Bronzo erano in grado di solcare il Mediterraneo aperto, non solo navigando lungo la costa. Si tratta di una scoperta che amplia notevolmente la nostra conoscenza delle loro capacità di navigazione e del commercio marittimo di quel periodo.
“I nostri antenati erano in grado di attraversare il Mediterraneo”, ha affermato Jacob Sharvit, capo dell’unità marittima dell’IAA. “Per orientarsi in mare aperto, probabilmente utilizzavano i corpi celesti, come la posizione del sole e delle stelle”.
La scoperta di questo relitto rappresenta un passo fondamentale per la ricerca archeologica e per la comprensione della storia del Mediterraneo. Le informazioni che potranno essere estratte da questo tesoro sommerso ci aiuteranno a ricostruire con maggiore precisione i commerci, le tecnologie e le società dell’Età del Bronzo.
Si apre così un nuovo capitolo per l’archeologia marittima, con la speranza di future sensazionali scoperte che sveleranno i segreti nascosti nelle profondità del Mediterraneo.
articolo originale: ansa.it